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Laserterapia

Il termine LASER è un acronimo della definizione "Light Amplification by Stimulated Emission of Radiation" (Amplificazione della luce mediante emissione amplificata di radiazione), nella sua specificità, quindi, è un termine assolutamente generico che racchiude tutta una serie di mezzi fisici accomunati dall’emissione di una radiazione elettromagnetica con peculiari caratteristiche.

Passato dalle utilizzazioni industriali a quelle in campo medico negli ultimi decenni attraverso il lavoro sulle quattro caratteristiche principali della sua luce (direzionalità, monocromaticità, brillanza e coerenza), ha trovato particolare riscontro nell'ambito chirurgico specie oculistico e urologico, ma altrettanta efficacia e versatilità gli viene riconosciuta nel trattamento medico non chirurgico e fisioterapico, particolarmente in quello antalgico.

Applicato con la dovuta competenza e perizia da personale preparato, si pone come valido strumento per l'affronto di patologie dolorose a prevalente manifestazione locale, con dolore di tipo nocicettivo (post-traumatico, infiammatorio, da ischemia cronica locale) a carico, soprattutto, dell'apparato locomotore e di tipo neuropatico. E' particolarmente utile inserirlo nei programmi riabilitativi per la sua azione decontratturante e antinfiammatoria.

Il raggio laser entra nei tessuti e provoca una risposta biochimica sulla membrana cellulare e all’interno dei mitocondri. Fra gli effetti positivi sono da segnalare la vasodilatazione (con conseguente aumento della temperatura della zona interessata, aumento del metabolismo, stimolazione neurovegetativa e modifica della pressione idrostatica intercapillare), l’aumento del drenaggio linfatico e l’attivazione del microcircolo.

Tutto questo aiuta la velocità e il corretto recupero delle funzioni attraverso effetti antidolorifici, ma anche antinfiammatori e antiedemigeni.

Pur trovandoci di fronte ad una delle tecniche a maggior indice di sicurezza e affidabilità, è bene porre, in misura prudenziale ed a valutazione individuale, delle condizioni in cui va valutata l'opportunità di astenersi da un irraggiamento laser:

1. soggetti portatori di pace-maker

2. l'irraggiamento addominale, pelvico e in zona lombo-sacrale di pazienti in stato di gravidanza incerta, iniziale e avanzata (controindicazione assoluta);

3. neoplasie;

4. irraggiamento della tiroide;

5. emorragie;

6. terapie immuno-soppressive;

7. nei cutanei e lesioni sospette;

8. trattamenti sopra i gangli simpatici, sul nervo vago e sulla regione cardiaca in pazienti con malattie cardiache.

In tutte le situazioni, inoltre, va accuratamente evitato di indirizzare il raggio laser, direttamente o per incidenza angolata, in zona oculare per la possibile insorgenza di lesioni retiniche, tanto nel paziente quanto nell'operatore, rischio generico che è facilmente ovviabile con l'uso degli speciali occhiali protettivi, normalmente in dotazione ad ogni singolo apparecchio.